Roma, 27 nov 2019 – COSTO ALBO PROFESSIONALE ANCORA A CARICO DEGLI INTERESSATI. Segue comunicato stampa dell’USMIA. La legge “Lorenzin” n. 3 dell’11 gennaio 2018 ha sancito l’obbligatorietà dell’iscrizione ai nuovi albi professionali anche per i sottufficiali infermieri delle Forze Armate. Ancora oggi, a distanza di quasi 2 anni dall’entrata in vigore del provvedimento, il personale infermieristico militare è costretto, paradossalmente, a farsi personalmente carico degli oneri economici per l’iscrizione all’Albo professionale, necessaria per poter assolvere i propri doveri istituzionali senza incorrere nel reato di esercizio abusivo della professione stabilito dall’art. 348 del codice penale.
Esso prevede, tra l’altro, che chiunque eserciti abusivamente “… una professione per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato è punito con la reclusione da uno a cinque anni e della multa da euro 15.000 a euro 50.000” … “si applica la pena della reclusione da uno a cinque anni e della multa da euro 15.000 a euro 75.000 nei confronti del professionista che ha determinato altri a commettere il reato di cui al primo comma ovvero ha diretto l’attività delle persone che sono concorse nel reato medesimo” … “integra il reato anche la mancata iscrizione presso il corrispondente albo … “ Risulta che nel mese di marzo u.s. siano già state rappresentate al Vertice politico della Difesa le perplessità in merito a quanto indicato all’art. 4 della Legge 3/2018 (modifiche al Capo II art. 5 comma 2 del d.lgs. 233/46), il quale nel contemplare l’obbligatorietà di iscrizione agli albi professionali non ha, al tempo stesso, previsto alcuna salvaguardia per l’organizzazione delle Forze Armate, esponendo in maniera, davvero singolare, sia gli infermieri militari sia le rispettive catene gerarchiche a sanzioni penali e amministrative per il solo fatto che tali professionisti siano obbligati a svolgere i compiti richiesti dall’organizzazione a cui appartengono.
Nel corso dell’interrogazione a risposta immediata indirizzata al Ministro della Difesa pro-tempore il 3 luglio u.s. veniva confermato che “essendo escluso, a normativa vigente, l’accollo di tali oneri da parte delle Amministrazioni, il Dicastero ha inteso porre la questione in un contesto interministeriale, affrontando il tema congiuntamente alle altre Amministrazioni coinvolte, al fine di valutare l’opportunità di introdurre una specifica modifica normativa”.
Da tale quadro di situazione, non si può che rimanere delusi e trasecolati per il fatto che:
– dubbi interpretativi della norma e l’indeterminazione nelle decisioni politiche si ripercuotano ancora oggi ai danni del personale militare;
– non vi sia stato un efficace coordinamento con il Comparto Difesa / Sicurezza, preliminarmente all’emanazione del provvedimento di Legge;
– non siano state dovutamente considerate le capacità certificative e di controllo delle eccellenze sanitarie del mondo militare che vengono tout court assoggettate all’ordine professionale del servizio pubblico senza tenere conto delle rispettive capacità e specificità.
Si confida in una pronta ed adeguata risposta dell’Autorità politica che tuteli, con immediatezza, la categoria degli infermieri militari e riconosca dignità e autonomia ai professionisti della sanità militare.
Roma, 27 novembre 2019
LA SEGRETERIA NAZIONALE
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