Roma, 16 mag 2020 – Oggi i militari, dopo un anno di servizio da VFP1, possono chiedere una rafferma per ulteriori 2 anni, per avere la possibilità di partecipare a concorsi per il transito alla ferma di 4 anni.
I vincitori di concorso si ritrovano tra le due ferme, prima del transito in servizio permanente, a trascorrere 10 anni di carriera in una posizione professionale precaria e incerta: questa situazione oramai non è più sostenibile né per l’amministrazione militare né per il personale.
Questa precarietà, peraltro, ha inciso notevolmente sui reclutamenti del VFP1 (Volontari a ferma prolungata per 1 anno) che, negli ultimi anni, hanno visto un calo di circa il 25% rispetto ai posti messi a concorso.
È indubbio che vanno trovate delle soluzioni per rendere “appetibile” la carriera da volontario dell’Esercito. Infatti l’attuale modello prevede il transito a 30 anni nel servizio permanente e il conseguimento del grado apicale intorno ai 50 anni di età, causando anche delle penalizzazioni in termini giuridici ma anche economico/previdenziali e familiari. Con inoltre l’impossibilità di accedere alla NASpI e la necessità di riscattare gli anni ai fini previdenziali”. CONTINUA A LEGGERE l’intervista della gazzettadelsud.it al tenente colonnello Stefano Filippi, segretario generale aggiunto del Sindacato “S.I.A.M.O. Esercito”>>>>