GILET ARANCIONI ITALIA / Il sempre verde Gen. cc. (ris) Antonio Pappalardo, il capo dei gilet arancioni che ha infranto le norme anti-Covid. Ecco cosa fa, cosa ha fatto nel passato e chi e’ tutt’ora

Roma, 31 mag 2020 – UFFICIALE DEI CARABINIERI. DELEGATO DEL COCER CC.. DEPUTATO. SOTTOSEGRETARIO. ORA IMPEGNATO CON I GILET ARANCIONI E ALTRE INIZIATIVE CHE HANNO FATTO PARLARE MOLTO DI LUI. Segue articolo uscito su IlGiornale.it. Un passato tra Forze Armate e politica: il profilo di Antonio Pappalardo, il leader del movimento dei gilet arancioni sceso in piazza oggi in tutta Italia. Carabiniere, sindacalista, generale, parlamentare, sottosegretario, pluricandidato in proprio alle elezioni, capopopolo con il movimento dei Forconi, la rivolta dei Tir e ora i Gilet arancioni: è questo il profilo di Antonio Pappalardo, leader del movimento sceso in piazza oggi in diverse città italiane.

Ieri mattina mattina, centinaia di manifestanti hanno avanzato le loro richieste: la fine del governo Conte e l’avvio di un nuovo governo nazionale, l’elezione di un’assemblea costituente per approvare una nuova legge elettorale e la coniazione della lira italica. A guidarli, il 73enne con un passato nelle Forze Armate.

Chi è Antonio Pappalardo

Dopo essere assurto alle massime cariche delle Forze Armate, Pappalardo ha deciso di imboccare la strada della protesta di piazza, sempre rivolta contro il governo di turno. Nato a Palermo nel 1946, figlio di un brigadiere dei carabinieri, entra nell’Arma conseguendo anche una laurea in giurisprudenza. Nel 1981, da tenente colonnello, arriva al Cocer, il sindacato delle Forze Armate di cui diventa presidente nel 1991. Nel 2000, ricorda l’Agi, diventa generale di brigata. Nel frattempo intraprende la carriera politica e viene eletto nel 1992 come deputato indipendente nelle liste del Psdi. Dopo aver fondato un suo movimento politico, Solidarietà democratica, si candida senza successo come sindaco di Pomezia nel marzo 1993. Carlo Azeglio Ciampi lo nomina sottosegretario alle Finanze nel primo governo tecnico della storia repubblicana ma la carica gli viene revocata dopo due settimane: il tribunale militare lo condanna a otto mesi di reclusione per una diffamazione ai danni del Comandante generale dell’Arma. L’articolo di uscitom il 30.5.2020 su IlGiornale.it continua qui >>>

 

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