DemofiloMil – Il nuovo statista dell’associazionismo sindacale militare – Figura misteriosa a metà strada tra un rompicapo matematico e una sessione di illusionismo

Roma, 5 sett 2020 – Non abbiamo fatto in tempo ad abituarci alla sua rassicurante presenza bisettimanale che ci ha già (momentaneamente) lasciati. Con un’eccellente prova di magia, alla Houdini, ci ha ammaliati, conquistati, rapiti, salvo poi dileguarsi salutando i “suoi devoti lettori e ai suoi devoti detrattori”.

Ovviamente sto parlando di DemofiloMil. Questa figura misteriosa a metà strada tra un rompicapo matematico e una sessione di illusionismo (per restare in tema di magia e sparizioni), che nessuno conosce, ma che ha saputo, come i veri seduttori, tenerci incollati per quattro mesi (per un totale di 20 opuscoli) nel corso dei quali ci ha istruiti al complesso e variegato mondo del Sindacato Militare.

Quel Sindacato che si verrà a formare quando la Rappresentanza Militare non ci sarà più e sarà sostituita da questa nuova forma democratica di salvaguardia dei diritti e delle istanze del Personale Militare; mostrando come, ancora oggi, la legge sulla Rappresentanza Militare del 1978 sia attualissima. Una legge che, per la prima volta, ha dato «voce al Personale», dimostrando come Legislatore e Apparato possano lavorare insieme senza che l’uno cerchi di sovrastare l’altro.

Per il congedo, DemofiloMil utilizza uno strumento di comunicazione un po’ desueto, antico, d’antan direbbe qualcuno: una lettera aperta. Un espediente letterario di cui è piena la letteratura. Una missiva che le trepidanti innamorate aspettavano di ricevere con ansia dal proprio gentiluomo. Ed è proprio questa la sensazione che abbiamo di DemofiloMil quando leggiamo i suoi scritti; che sia un uomo d’altri tempi. Che sa parlarti con quella calma placida che ti cattura, che sa esprimere concetti complessi utilizzando un lessico accessibile a tutti, che sa che la competenza, la professionalità, l’affidabilità sono requisiti necessari per creare una realtà sindacale credibile.

La conoscenza della materia sindacale è tutto, come spiega bene DemofiloMil nella parte dedicata alla “Coscienza sindacale” (Opuscoli 16-19). C’è bisogno di una classe dirigente che sposi il progetto e che maturi una consapevolezza che serva a dare vita ad un gruppo coeso, unito, che realizzi un lavoro di squadra.
Con il n.20, appunto, DemofiloMil «conclude la parte teorica» per tornare quando «le tematiche pratiche e la loro risoluzione avranno bisogno della competenza strettamente sindacale per essere risolte ed affrontate». Una sorta di pausa di riflessione, affinché i concetti espressi vengano «masticati, digeriti ed assorbiti, in attesa di passare all’azione».

Ma vediamoli un po’ più da vicino questi concetti.

Rifacendosi ad alcune massime dei padri dell’associazionismo, DemofiloMil traccia, a tutto tondo, in maniera cristallina, il vero e proprio spirito che anima il movimento sindacale «il sindacato è un’associazione continua di lavoratori» nata «allo scopo di mantenere e migliorare le condizioni del loro impiego; deve possedere una “democrazia interna e una struttura ben organizzata” dove ognuno riveste un ruolo specifico conforme alle proprie competenze».

Quindi, una struttura gerarchica ma improntata verso quella “specializzazione” che l’Esercito ha sempre perseguito. «Il Comparto farà sì che ciascun membro al proprio interno si senta parte integrante di un progetto e non un mero esecutore di ordini». Una collaborazione che spingerà coloro i quali faranno parte di questa associazione a sentirsi “persone” e non “numeri”. Realizzabile solo con «un progetto a lungo termine, una visione d’insieme» con l’Amministrazione che dovrà fare del «Sindacato il proprio “braccio operativo”, al fine di poter correggere quelle che sono le disarmonie culturali, economiche e giuridiche che, ad oggi, sono motivo di diseguaglianze tra le varie amministrazioni», spiega negli Opuscoli dall’1 al 7.

E la squadra si identifica in una ipotetica piramide dove il “vertice” e la “base” comunicano tra di loro e dipendono gli uni dagli altri; tenendo conto delle differenti categorie e delle specificità all’interno del Comparto. La “base” «incarna le fondamenta per consentire all’intera organizzazione di stare in piedi», poiché «la forza sindacale è il Personale e la sua Organizzazione» – vedi Opuscoli sulla “Struttura sindacale” dall’8 al 13 dove viene ribadita l’importanza del tesseramento, l’iscrizione al Sindacato e, di conseguenza, rinnovamento o meno la delega sindacale accordata, senza ricorrere a «slogan da pubblicità» per accaparrarsi consensi. Associati come «capitale umano».

Gli Associati, «delineano la linea politica della Sigla alla quale hanno aderito». A differenza della realtà lavorativa civile, dove i Sindacati esistono da tempo, il mondo militare «dovrà fare i conti con la mancanza di una coscienza sindacale nel Personale che, al contrario di ciò che si pensa, non è ancora pronto ad affrontare un cambiamento così radicale» – Opuscoli 14-15 – per poi soffermarsi sulla “Coscienza sindacale” (dal 16 al 19). Con l’Opuscolo n.18 dedicato alla “Democrazia Associativa Sindacale”, DemofiloMil ci spiega che «il vero sindacato è meravigliosamente condannato alla Democrazia» mediante lo strumento dell’“Associazione professionale tra militari a carattere sindacale”.

«La “Democrazia Sindacale” – rimarca DemofiloMil – dovrà essere chiaramente espressa e sostenuta convintamente da tutti i Parlamentari durante l’approvazione della nuova forma sindacale»: l’Amministrazione si confronterà con le Associazioni (strumento del domani) che, insieme alla Rappresentanza Militare (strumento dell’oggi) «garantiscono la democrazia».

In molti si sono interrogati su chi si celi dietro DemofiloMil: un filosofo, un pragmatico, un idealista, un sognatore. Chissà.

Per quelli della vecchia guardia, ma anche per chi ama la “cosa pubblica” ed ha un minimo di conoscenze storico-politiche, il più celebre Demofilo – a cui, con ogni probabilità, si è ispirato – è stato uno dei più grandi statisti italiani: Alcide De Gasperi che, nei primi mesi del 1943, in pieno delirio fascista, decise di pubblicare, utilizzando un nome d’arte, un Opuscolo, appunto, nel quale sintetizzava i prodromi e le idee di quella che sarebbe diventata poi la Democrazia Cristiana, all’indomani della caduta del regime. Solo allora, Demofilo si svelò e tutti poterono associare un nome alla mente che aveva partorito quei concetti semplici, lineari, concreti, atti a creare una vera e propria rivoluzione nell’assetto politico italiano che portò lo scudo crociato a governare per moltissimi anni.

Che l’intento rivoluzionario di questo nostro estimatore del politico trentino sia quello di scuotere il mondo militare come fece De Gasperi con il mondo civile?
Ora come ora aspettiamo solo che torni. Perché nessun discorso si lascia a metà e questo DemofiloMil lo sa bene.

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