PENSIONE MILITARE / Articolo 54, un miraggio per molti colleghi? Lo sfogo di un nostro collega in pensione.

Roma, 18 set 2020 – QUESTA LA LETTERA DI UN NOSTRO COLLEGA IN PENSIONE. Rammentiamo soltanto che se una Corte dei Conti Regionale ci da torto, bisogna ricorrere in appello entro i termini di legge alla Corte dei Conti Centrale di Roma, dove tutte e tre le Sezioni giudicanti, hanno sempre dato ragione ai colleghi ricorrenti. Non bisogna arrendersi ma perseguire il diritto.

Questa la lettera del ns. collega in pensione.

Inizialmente sul famoso articolo 54 mi sembra di ricordare che i giudici contabili sentenziarono che doveva essere l’INPS a fare i conteggi al di là se le amministrazioni inserivano, per i militari interessati, l’art. 54 o meno. Questo poiché  l’INPS e le amministrazioni facevano finta (a mio pensiero) di rimbalzarsi le responsabilità uno in capo all’altro, com’è uso fare in questo paese.

Scusate la p minuscola.

Poi, una notevole mole (a centinaia e per la maggior parte favorevole ai militari interessati) di sentenze imperversò, qual fiume in piena, il territorio delle Corti dei Conti italiane, tanto da riempire annali di scaffali, ormai polverosi.

Adesso con quanto accade nella Corte dei Conti Siciliana – Sezione Appello – laddove fonti riportano di un doppio diniego per l’art. 54 –  hanno superato ogni ardire pseudo-giuridico, facendo propri dei concetti astrusi polverizzati dalle sentenze di tutte le altre Corti, a danno di quanti (fortunati?) sono sotto il loro giogo.

Della serie: 19 Corti SÌ, una (la Sicilia) NO! Altro che diritto di veto.

E l’INPS gongola a scapito di coloro – solo militari siciliani trattati come cavie-topi da laboratorio giuridico – ai quali ha deciso, in via giuridica interpretativa unilaterale, che non sono militari, ma “civili in pensione”.

Anzi, questi sì che sono “militari speciali”.

Viva la Costituzione, l’articolo 3 della stessa e il motto “La Legge è uguale per tutti”.

Se questo è il loro vispo orientamento, volto a denegare un chiaro Diritto a tutti gli altri riconosciuto, consegnerò virtualmente grado e qualifica nelle mani del Presidente della Repubblica, nella Sua qualità di Comandante delle Forze Armate (Art. 87 della Costituzione), motivandone il pensiero.

Credo che tale azione civile di rimostranza sia degna anche di essere intrapresa da tutti coloro interessati alla problematica che da innumerevoli anni viene ad essere intessuta, qual indegna trama, a danno dei militari, prima con l’articolo 3 comma 7, legge 165/1997 ed ora con l’articolo 54 del D.P.R. 1092/1973.

Firmato: un (ex) militare sotto la Spada di Damocle da ben cinque (5) anni.
Anche la pazienza, pur Santa, ha un limite.

 

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