MANCATO RICONOSCIMENTO DEI BENEFICI PREVISTI DALL’ART.54 DEL D.P.R.1092/1973. L’interessamento del Sindacato Militare S.I.A.M.O. -Esercito

Roma, 25 set 2020 – ART. 54 – PENSIONE MILITARE. Il Sindacato Italiano Autonomo Militare Organizzato Esercito (S.I.A.M.O. Esercito) ha ricevuto alcune segnalazioni da parte dei propri iscritti, posti da poco in pensione, in merito alla mancato riconoscimento da parte dell’INPS dei benefici previsti dall’art. 54 del D.P.R. 1092/1973.

L’articolo stabilisce che i militari che hanno maturato al 31.12.1995 una anzianità contributiva compresa tra i 15 e i 20 anni hanno diritto all’applicazione dell’aliquota del 44% per la determinazione della quota retributiva del proprio trattamento pensionistico, mentre l’INPS da molto tempo applica illegittimamente alle pensioni erogate sulla base del sistema misto retributivo/contributivo l’aliquota del 35% prevista per il personale civile dall’art. 44 del D.P.R. 1092/1973.

Proprio per evitare gli esiti irragionevoli di una simile lettura, numerose Corti di primo grado hanno adottato un’interpretazione correttiva a tutela dei militari andati in pensione con il sistema misto, dando vita ad una consolidata giurisprudenza, che ha trovato conferma anche presso i giudici di appello romani. Non solo, con sentenza del 17 giugno 2020, n.73 la Corte dei Conti, Sezione I^ giurisdizionale d’Appello, ha stabilito un nuovo principio di diritto destinato a cambiare radicalmente il sistema di calcolo delle pensioni militari soggette al sistema misto, affermando in maniera “granitica” che il ricalcolo con l’aliquota al 44% spetta a tutti i militari in regime “misto” (ossia gli arruolati dal 1981 al 1994) a prescindere da numero di anni maturati al 31/12/1995.

Ci chiediamo perché l’INPS continui a rifiutare l’ormai consolidato orientamento espresso dalle Corti dei Conti Regionali e quella d’Appello di Roma, continuando a creare inutili contenziosi che vedono l’Istituto soccombente con ulteriori aggravi per le finanze dello Stato. Non è comprensibile perché non si vogliano riconoscere i diritti agli uomini in divisa che hanno servito con costanza e sacrificio il nostro Paese.

Sul tema l’autorità politica della Difesa, in data 30/01/2020, dopo l’ennesima sentenza positiva della Corte d’Appello della Corte dei Conti di Roma, aveva già chiesto al Ministero del Lavoro un intervento chiarificatore. Richiesta che ad oggi risulta ancora non aver sortito alcun effetto.

Pertanto, il SIAMO Esercito, chiede un tempestivo ed autorevole intervento a livello governativo volto a sensibilizzare il Ministro del Lavoro e l’ente previdenziale responsabile (INPS) affinché venga superato l’atteggiamento restrittivo finora applicato, palesemente in contrasto con le pronunce sopra richiamate e foriero di inutile e dispendioso contenzioso.

Roma, 25 settembre 2020

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