Roma, 8 ott 2020 – È morto a Cagliari Marco Diana, ex maresciallo dell’esercito, protagonista della lotta contro l’utilizzo dell’uranio impoverito nelle missioni militari all’estero. Originario del Sulcis, Villamassargia, aveva cinquanta anni e da più di venti conviveva con un tumore al sistema linfatico. Lo aveva contratto dopo l’esperienza in Somalia nel 1993, dove vestiva la divisa del corpo scelto Granatieri di Sardegna a cui era seguita quella nei Balcani, in Kossovo, fino al 1998.
Più volte Diana ha denunciato di sentirsi solo, abbandonato dallo Stato. Ma è comunque andato avanti fino a ottenere un risarcimento da un milione di euro nel 2005 e la causa di servizio con una pensione privilegiata “da invalido militare”.
Nei documenti non si fa cenno all’uranio impoverito ma ad “altre sostanze cancerogene” con cui Diana, e i colleghi, sono entrati in contatto. Nei suoi racconti dettagliati il confronto tra le protezioni inesistenti degli italiani a Mogadiscio, durante l’operazione Restore hope, e quelle degli americani: “I missili sparati dai loro elicotteri sollevavano enormi nuvole di polvere bianca. Quella polvere ci avvolgeva e noi la respiravamo.
Per Diana, da sottufficiale in congedo, il riconoscimento dell’indennizzo non è stato comunque la fine della lotta. La malattia andava sempre sottoposta a nuovi esami. E poi i ritardi nei pagamenti, le spese continue per integratori e viaggi sanitari. Per questo nel 2013 aveva messo in vendita la casa, la vigna e qualche terreno.