GUARDIA DI FINANZA / Editoriale del Segretario Generale SINAFI – Eliseo Taverna sul “Libro bianco della GdF. Se si vuole realmente il cambiamento si valorizzino le risorse umane, mediante meritocrazia, giuste ed eque ricompense morali e si rivaluti il senso di comunità”

Roma, 30 nov 2020 – Non a tutto il personale della Guardia di Finanza é forse noto che il Comandante Generale ha avviato, da tempo, un progetto fortemente ambizioso, almeno nelle volontà dichiarata, che mira ad attuare una riforma del Corpo o più segnatamente alla rivisitazione di alcune peculiarità organizzative che lo compongono.

Forse se ne sarebbe dovuto parlare molto di più pubblicamente, soprattutto informando il personale, che ne é il diretto interessato, nella considerazione che non è ipotizzabile pensare ad una riforma che potrebbe toccare tutti i settori nevralgici della vita lavorativa e non solo dell’appartenente al Corpo, che si potrebbe rivelare sostanziale ed impattante, senza che la generalità delle persone che compongono l’organizzazione stessa né sappia nulla.

Ad onor del vero, c’é da evidenziare che sono stati formati diversi gruppi di lavoro, composti e presieduti da Generali di Corpo d’Armata, integrati da appartenenti al Corpo di diverse categorie e grado, che danno il loro contributo e che, ormai, da qualche mese riflettono, studiano ed interloquiscono a tutto tondo.

Gruppi di lavoro, autorevoli, che oltre a formulare interviste al personale delle varie categorie, solo in alcuni territori, per capire il suo punto di vista, si sono già confrontati con il Consiglio Centrale di Rappresentanza ed hanno mostrato la piena volontà a valutare le proposte che il prefato Organismo intenderà formulare.

La prima riflessione che ci viene da fare, visto che ormai siamo, più o meno, tutti consapevoli – perché al di là delle buone intenzioni manifestate da chi ha pensato la riforma, l’esperienza di vita ce lo insegna – che i veri cambiamenti che servono alla base, difficilmente partono dall’alto ma dovrebbero partire dal basso, da chi lamenta forme di ingiustizia, sperequazioni o condizioni di lavoro da rivedere.

Possono esserci piccoli restyling, nuove previsioni, innovazioni anche significative in alcune aree, ma i vertici di un’Amministrazione sono veramente d’accordo e disposti a mettersi realmente in discussione per cancellare storture incancrenitesi, a volte ingiustizie consolidatesi nel tempo e puntare su un reale senso di appartenenza e di comunità?

Ma oltre a questo interrogativo, la domanda ricorrente che lambisce la mente del finanziere che lavora al porto, in aeroporto, che svolge pattuglie di pronto impiego, verifiche complesse o in ogni altro settore con una mansione gravosa e che lo espone ogni giorno a responsabilità e a rischi inimmaginabili, risiede non tanto negli ambiziosi progetti che si prospettano, che potrebbero essere senz’altro potenzialmente importanti, ma quanto verso le questioni basilari che caratterizzano da anni il suo lavoro, le problematiche di tutti i giorni con le quali si ci scontra ed il rapporto con l’Amministrazione. L’editoriale continua qui >>>

 

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