Così la Difesa combatte la pandemia. L’audizione di fronte alla Commissione Difesa del Senato del generale Francesco Paolo Figliuolo, comandante logistico dell’Esercito

Roma, 6 dic 2020 – La lotta alla pandemia passa (ancora una volta) dalla Difesa. Il contributo delle Forze armate è stato rilevante sin da marzo, incrementato poi ulteriormente con gli sviluppi della seconda ondata. Un supporto efficiente, spiegato dal generale Francesco Paolo Figliuolo, comandante logistico dell’Esercito, che ieri è intervenuto in audizione di fronte la Commissione Difesa del Senato per fare il punto sulle “attività delle strutture sanitarie delle Forze Armate per fronteggiare l’emergenza Covid”.


Sin dall’inizio dell’emergenza, infatti, il Comando logistico dell’Esercito è stato incaricato della “identificazione e gestione delle risorse umane e materiali da mettere in campo nel contrasto alla pandemia”. L’impegno è stato portato avanti in parallelo al processo di revisione della governance della Sanità militare, avviata a inizio del 2019 su input del capo di Stato maggiore di Forza armata Salvatore Farina. Un processo “reso necessario – ha spiegato Figliuolo – per allineare il comparto sanitario militare della Forza armata agli standard richiesti dalla Sanità pubblica, attraverso virtuose partnership con le eccellenze espresse dalle aziende ospedaliere, dalle Università e dai Centri di ricerca del nostro Paese indirizzato all’erogazione di un servizio sempre più aperto alla collettività”.


A tutto questo si è aggiunto il Covid, al cui contrasto l’Esercito (come tutta la Difesa) ha contribuito sin dall’operazione interforze che consentì il rientro in Italia dei connazionali provenienti da Wuhan. Già in quelle settimane si attivò presso il Centro Sportivo Olimpico dell’Esercito, nella città militare della Cecchignola in Roma, una struttura dedicata alla quarantena, poi divenuta di riferimento nella rete messa in piedi dall’Istituto Spallanzani “quale struttura dedicata anche alla sorveglianza sanitaria di civili e militari positivi asintomatici”.


Tra mascherine e guanti, il Comando logistico è in parallelo lavorato nella fornitura di dispositivi di protezione individuale. “Si è garantita l’autonomia della Forza armata e nel tempo si sono strutturati programmi acquisitivi e di distribuzione che hanno sempre garantito la piena operatività e gli adeguati livelli di scorte, non solo degli assetti medico-sanitari, ma anche del personale impiegato fuori area e in Patria”. Ad oggi, ha detto il generale, “sono stati approvvigionati circa 11 milioni di dispositivi per un impegno finanziario di circa 6,5 milioni di euro mantenendo costantemente livelli di scorte tali da assicurare una autonomia di tre mesi”.

Un contributo da inserire nell’ambito del più ampio impegno della Sanità militare. Dal Policlinico del Celio al Centro ospedaliero militare di Milano, fino all’ospedale militare di Piacenza, allestito dal 22 marzo. “La struttura, operativa per circa un mese, ha consentito di decongestionare l’ospedale civile alleviandone la forte pressione”, ha ricordato Figliuolo. Si è passati poi per il reclutamento straordinario di personale sanitario e per l’invio di team del Celio nei vari teatri operativi. Per questo, “la Forza armata ha individuato ed allestito una serie di strutture di isolamento cautelativo controllato dedicate alla quarantena e isolamento, con una capacità recettiva di 3.250 posti”.


Impegno possibile grazie agli sviluppi recenti della Sanità militare, antecedenti il Covid-19. “Pietre angolari di questo processo sono l’evoluzione in chiave areale della Sanità militare e l’ampliamento delle collaborazioni con le aziende sanitarie e il mondo accademico”, ha spiegato al Senato Figliuolo. A febbraio è stato avviato il progetto “di organizzazione della sanità areale basata sulla costituzione di infermerie presidiarie, che si ispira al modello organizzativo assistenziale hub & spoke del Servizio sanitario pubblico”. Il Covid-19 ha accelerato il progetto. “Nel mese di giugno, con ben un anno di anticipo rispetto all’iniziale cronoprogramma, la seconda fase del progetto ha visto la luce con l’attivazione di tutte e 23 le infermerie presidiarie”. Altrettanto rilevante il ruolo assunto dalle Task Force sanitarie, “espressione operativa della Sanità areale, strutturate per il supporto territoriale alla Forza armata”. Ce ne sono dieci su base interregionale.

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