Roma, 6 dic 2020 – Una banda formata da sette carabinieri irrompeva nelle case degli indagati e, con la scusa di effettuare perquisizioni (illegali) e sequestri, si portava via soldi e gioielli. L’incredibile storia è riportata oggi dal Corriere della Sera.
Secondo il racconto del quotidiano a far luce sull’attività dell’associazione a delinquere tra il 1999 e il 2005 e poi sui furti del 2017 e su un caso di usura che risale al 2019 è stata la denuncia della ex compagna di uno degli arrestati, che ha permesso al pubblico ministero di indagare.
La donna ha raccontato che i carabinieri entrava nelle case dei pregiudicati sotto inchiesta «Dicevano: “Carabinieri!, apri!, perquisizione”. Quelli aprivano, loro gli facevano vedere il tesserino e cominciavano a perquisire», e ciò «che trovavano se lo portavano via facendo una sorta di verbale» fingendo «di sequestrare soldi e gioielli».
Nessuno denunciava perché si trattava di proventi illeciti, ma i militari infedeli, che conducevano una doppia vita, usavano la stessa tattica con prostitute, stranieri e ospiti di alberghi conducendo, come scrive il gip.