Roma, 18 dic 2020 – L’Intelligenza Artificiale è tra le tante tecnologie che promettono di cambiare il “volto della guerra” per gli anni a venire: lo dimostrano, recenti avvenimenti quali la recente uccisione dello scienziato iraniano Mohsen Fakhrizadeh che aveva un ruolo nel programma nucleare del Paese. È stata utilizzata una mitragliatrice a controllo satellitare dotata di Intelligenza Artificiale.
Ma anche il conflitto tra l’Armenia e l’Azerbaigian, per il possesso della regione del Nagorno-Karabakh: l’esercito azerbaigiano ha utilizzato droni dotati di AI.
Ci sono, insomma, già oggi svariate applicazioni che consentono a sistemi autonomi di condurre missioni, di sorvegliare un territorio, di automatizzare i compiti e di prendere le migliori e più rapide decisioni possibili da far impallidire qualsiasi militare. Vi sono tuttavia alcune sfide – e punti deboli – che attendono l’Intelligenza Artificiale applicata al campo militare. Facciamo il punto sullo stato dell’arte e gli scenari futuri.
Le prestazioni militari di questi sistemi possono renderli molto utili per compiti come, ad esempio: l’identificazione automatica di un carro armato russo T-90 con un’immagine satellitare; droni per l’identificazione di obiettivi umani di “alto valore” in mezzo alla folla utilizzando il riconoscimento facciale; la traduzione di testi in codice ovvero la generazione di testo da utilizzare nei vari contesti operativi.