
Roma, 17 feb 2021 – I delegati del Co.Ce.R. Esercito, Pasquale FICO, Leonardo NITTI e Salvatore MICCICHE’ si dissociano da quanto scritto e pubblicato sul sito infodifesa.it dal titolo “Sottufficiali di corpo. Quando l’intermediario tra comandante e personale è di troppo”.
Leggendo l’articolo sul sottufficiale di corpo pubblicato sul sito Infodifesa.it, scritto in anonimato, ci viene da riflettere sul valore e dimensioni della professionalità parola molto amata nel nostro mondo militare per rimarcarne l’importanza o per evidenziare l’assenza di comportamenti ispirati a un modo di fare e di agire esemplari ed eticamente corretti.
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Senza considerare poi, che il termine “professionalità” affascina, seduce e crea comunque un alone positivo che non dispiace.
Nel merito, dell’articolo ci rammarica che chi scrive abbia una bassa considerazione del Sottufficiale di Corpo, ricordiamo che il SU di corpo è un Maresciallo, come citato nella direttiva “Figura cardine nell’ambito della gestione degli aspetti connessi con l’etica, il benessere il morale e il profilo disciplinare dei Sottufficiali, Graduati e Militari di Truppa, il Sottufficiale di Corpo deve essere uno degli interlocutori primari del Comandante di Corpo del quale gode della fiducia e della stima, che assume un ruolo di riferimento per tutto il personale e rappresenta, quindi, una preziosa risorsa cui far ampiamente ricorso per contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell’unità/Comando di appartenenza”.
Pertanto il SU di Corpo, il quale va tutto il nostro rispetto, ha sicuramente quella professionalità di cui è costituita da tre pilastri fondamentali in tre dimensioni tra loro interdipendenti: morale, professionale, relazionale tre pilastri importanti perché le troviamo in tutti i marescialli.
Ecco noi sentiamo il dovere quale rappresentanti del Ruolo Marescialli di affermare con determinazione nel nostro comparto c’è dietro sempre e ovunque presente un Maresciallo nella sua responsabilità professionale occupando posti di rilievo e funzione sempre più importanti e vitali.
Noi abbiamo i Marescialli di ieri, di oggi e di domani, basta pensare ai Marescialli c.d. nuovo Iter che fanno tre anni in Accademia della Scuola Allievi Marescialli per poi essere violati nelle loro aspettative, marescialli laureati che di fatto dovevano sostituire gli ufficiali ma ahimè dopo la scuola vengono inseriti nel calderone senza distinzione di professionalità, eppure con molta dignità, professionalità e tra mille difficoltà rimangono tutti d’un pezzo.
Citare che l’aspettativa anche del SU di Corpo è quella di avere una sua indipendenza e autonomia visto i vari confronti con gli altri SU di corpo di altri eserciti, come ad esempio negli Stati Uniti, in Inghilterra, ecc.
Sono, in sintesi, le qualità che permettono a chi le possiede di svolgere con impegno e passione qualsiasi incarico.
Dal quadro appena delineato, si deduce quindi che la professionalità è un costrutto globale, un insieme piuttosto articolato e complesso di conoscenze, competenze, strumenti e qualità umane, o se si preferisce virtù, togliendo ogni dubbio su giudizi circoscritti, sul millantato credito di Marescialli demotivati, superficiali e incompetenti.
Ben venga, la figura del Maresciallo con una professionalità così rigorosamente declinata a tutto campo, perché se da un lato essa diventa criterio di selezione nel mondo della stessa categoria, dall’altro si qualifica come “conditio sine qua non” per ottenere consenso, approvazione, fiducia e meritato successo nel proprio lavoro.
Un successo che inorgoglisce e gratifica quando è il risultato di grande impegno professionale, di competenza e forte senso del dovere; ma che delude e mortifica quando invece è frutto di obliqui meccanismi di cooptazione o di comportamenti sleali, che spianano la carriera a chi meriti non ne ha. D’altra parte, oggi un Maresciallo dimostra una professionalità eticamente fondata, seria, coscienziosa di vero “valore”.
Un valore dalle mille sfaccettature che dura nel tempo, prezioso per sé e per gli altri.
Invece per quanto riguarda la Direttiva 1034 firmata dal Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, ci siamo già espressi nelle dovuti sedi, per quanto riguarda al punto 1, lettera a, sui requisiti, in particolare “non essere membri degli organi di Rappresentanza”, siamo fiduciosi che lo Stato Maggiore dell’Esercito, modifichi questo articolo come da noi proposto.
Roma il 17 febbraio ’21
Firmato 1° Lgt. Pasquale FICO, 1° Lgt. Leonardo NITTI, 1° Lgt. Salvatore MICCICHE’
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In parte condivido… Ma solo in parte… E colgo l occasione per fare una precisazione… Ma di quale mortificazione vogliamo parlare circa i marescialli di 22 anni con laurea triennale??.. O forse sarebbe meglio parlare di quelli che da una vita in servizio si vedono mortificare ogni santo giorno dagli ufficiali… Che ci vedono come persone che non possono asservire ai loro voleri… Oltre le regole del nostro status… Perché forse il primo valore che ci è stato insegnato è portare sempre testa alta edessere dignitosi… E questi marescialli “accademici”??.. . Che ci vedono come una palla al piede… E spesso ci denigrato infischiandosene dei nostri anni di Servizio… Della nostra esperienza.. E talvolta anche dei nostri gradi… Cari “rappresentanti”… Non è una laurea triennale a fare di un giovane ragazzo un Maresciallo… E la maiuscola è voluta… Capace di ispirare senso del dovere…senso di appartenenza… Capacità di prendersi cura di altri militari anche con sacrifici personali… Queste sono qualità che non hanno tutti… Quasi innate… Ma che comunque decenni di Servizio possono far nascere e sviluppare nei singoli individui… Anche Aldilà dei ruoli di appartenenza… E poi… Dal momento che citate le forze armate di Stati Uniti e Gran Bretagna….ditemi se da loro esiste una figura del genere… In quegli eserciti… E nella maggior parte di quelli di tutto il mondo… L equivalente di un nostro Maresciallo… È un “high level enlisted”… Cioè un tizio che si arruola da soldato semplice… E con sacrificio e anni di esperienza arriva a ricoprire gradi equivalenti… Come quello di un “regiment warrant officer” inglese… O l equivalente “Army command Sargeant” statunitense… Altro che corso di laurea triennale… I loro anni di servizio sono caratterizzati da continui trasferimenti di reparto… Per acquisire esperienza sempre maggiore… Corsi professionali e duro addestramento… Per consolidare capacità importanti… E lasciatemelo dire… In alto… Visto che avete citato la meritocrazia… Ci arrivano in primi coloro che rivestono incarichi operativi… In ogni settore… Non chi se ne sta al calduccio d inverno e aria condizionata col caldo… I soldati… Qualunque sia il colore dell uniforme che indossano…verde…azzurra… O blu mare… Hanno bisogno di esempi… Non di gente con titoli accademici… E infine… Chiedetevi come mai il CSM ha sancito che il Maresciallo “di riferimento”… Per così dire… Non debba essere parte della rappresentanza… Figuriamoci poi cosa potrà pensare di coloro che decidono di impegnarsi… Sperando che lo facciano in modo diverso da voi… Nei sindacati…
Buongiorno, forse voi delegati vivetein in mondo di ciò che noi conosciamo.
Per alcuni Cti il ns rappresentante non viene per niente ribadisco per niente considerato.
Nei così detti Reparti Operativi, viene maltrattato o al limite asseconda ogni decisione dal Cte di reparto ai suoi capo uffici.
Fatta questa debita constatazione, chiedo ai Ns delegati di fare visita ai vari Reparti. Cercate di non rimanere sempre al Palazzo, la vostra visuale potrebbe cambiare. Ora tutta la verità è distorta.
Grazie sono fiducioso