Roma, 26 feb 2021 – L’emergenza sanitaria Covid-19 ha prodotto effetti “devastanti” sulla salute delle persone ma anche sulla tenuta del sistema economico, generando una situazione che offre opportunità di espansione alla criminalità organizzata nel suo complesso.
Questa la premessa della Relazione semestrale al Parlamento sull’attività svolta dalla Direzione investigativa antimafia (Dia) relativa al I semestre 2020, pubblicata nei giorni scorsi.
Da qui la necessità di monitorare l’evoluzione della situazione cercando di intercettare i segnali sintomo dei tentativi delle organizzazioni mafiose di “rilevare” le imprese in difficoltà finanziaria, praticando una sorta di “welfare criminale” tramite forme di assistenzialismo a privati e imprese in difficoltà come strumento per incrementare il consenso sociale e il controllo del territorio.
In quest’ottica la Relazione semestrale orienta l’analisi dei dati all’interpretazione delle prospettive “imprenditoriali”, nel medio-lungo periodo, delle organizzazioni mafiose, in Italia e all’estero, tenendo presente che se le mafie hanno risentito del lockdown per alcuni tipi di traffici, questo non è accaduto per quanto riguarda il riciclaggio e reimpiego dei capitali illeciti, le infiltrazioni negli appalti pubblici e i tentativi di condizionamento della pubblica amministrazione.
La Relazione esamina dal punto di vista strutturale e organizzativo la criminalità organizzata calabrese, la ‘ndrangheta, che nel periodo considerato risulta sempre più attiva nel condizionamento delle amministrazioni locali, quella siciliana (famiglie e “stidda”), che tende a invadere il tessuto socio-economico oltre che gli apparati politico-amministrativi locali, quella campana, la camorra, più eterogenea e mutevole nei modelli organizzativi e nelle dinamiche criminali, quella pugliese (mafie foggiane, camorra barese e Sacra corona unita) e lucana, sempre più evoluta e prevaricante con la strategia dell’intimidazione nei confronti di imprenditori e commercianti.
Non mancano focus sulle proiezioni extraregionali delle diverse mafie, sulle organizzazioni criminali straniere (come quelle cinese, nigeriana e romena) in Italia e su presenza e relazioni della criminalità organizzata italiana all’estero, oltre a capitoli dedicati ai tentativi di infiltrazione negli appalti pubblici e ai movimenti dei capitali mafiosi intercettati attraverso le segnalazioni di operazioni finanziarie sospette.
Dati e quadro d’insieme
Sono stati 384 i provvedimenti interdittivi antimafia, ai quali la relazione dedica un capitolo, emessi dalle prefetture nel I semestre 2020 e comunicati all’Osservatorio centrale appalti pubblici della Dia, considerati strumento di protezione sociale per contrastare le infiltrazioni mafiosi nel tessuto produttivo.
In generale, emerge come comune denominatore la capacità delle grandi organizzazioni criminali di sfruttare una situazione imprevedibile come la pandemia da Coronavirus nonostante il lockdown e i suoi riflessi negativi sulle attività criminali tipicamente legate al controllo dei territori, come lo spaccio di droga o l’estorsione. Le mafie hanno cambiato strategia, operando in forma imprenditoriale per entrare sia negli appalti pubblici che nel tessuto economico produttivo rilevando imprese e attività in difficoltà per la crisi.
Una propensione evidente anche dal numero di segnalazioni di operazioni sospette (Sos); 88.101 al 30 ottobre 2020 secondo i dati del sistema applicativo ELIOS della Dia, 1.583 delle quali connesse all’emergenza sanitaria Covid-19, rispetto alle 86.149 nello stesso periodo 2019. Un aumento lieve che diventa significativo se letto alla luce del fermo attività imposto dal lockdown.
Tra i dati dell’attività preventiva, cui si aggiungono quelli delle schede di approfondimento allegate alla relazione, quelli sui sequestri di patrimoni illeciti alle mafie su input della Dia e delle procure:
- ‘ndrangheta: 12.251.322,49 euro di beni sequestrati, 6.309.979 euro confiscati
- Cosa nostra: 61.762.000 euro sequestrati, 20.247.100 euro confiscati
- camorra: 2.350.000 euro sequestrati, 14.862.905,81 euro confiscati
- criminalità pugliese e lucana: 2.070.000 euro sequestrati, 611.115.71 euro confiscati.
- (FONTE: interno.gov.it)