Roma, 6 mar 2021 – RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO. In merito alla mancata attivazione della previdenza complementare, ci eravamo espressi lo scorso mese di giugno evidenziando come una questione così rilevante per il personale del Comparto Difesa e Sicurezza, non possa non prevedere un tempestivo intervento del legislatore teso a sanare un “gap” che si protrae, oramai, da oltre 25 anni, considerato che la necessità di una integrazione dell’assegno pensionistico (c.d. secondo pilastro) era stata prevista dalla riforma “Dini” del 1995 (L. 335).
Tale carenza che si riflette, già oggi, sul trattamento di quiescenza di coloro che sono in regime “misto” risulterà, ancor più, penalizzante per quanti, tra qualche anno, saranno posti in congedo con un trattamento economico basato su di un calcolo interamente contributivo. QUESTA INIZIATIVA DELL’USMIA CONTINUA QUI >>>
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