I diritti delle donne militari fermi al palo come la legge Zan. Una lacuna normativa che va colmata

Roma, 10 apr 2021 – Come era ampiamente prevedibile, la proposta di legge contro gli atti violenti e discriminatori nei confronti delle persone più vulnerabili (omosessuali, donne e disabili) sta segnando il passo al Senato, per quelle solite pervicaci resistenze reazionarie che da sempre misurano l’arretratezza culturale del nostro Paese. La legge Zan, con l’introduzione di tenui reati specifici, codificherebbe finalmente l’inaccettabilità di una serie di comportamenti incivili che feriscono nel profondo la persona.

Sarebbe cioè un altro passo di quella “rivoluzione della dignità” (per usare un’espressione di Stefano Rodotà) innescata dai nostri Padri costituenti e tanto difficile da realizzare nel concreto e fino in fondo.

Dobbiamo ripetere allora come un mantra che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

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