ESODO DEI CARABINIERI VERSO LE REGIONI DEL SUD, Fornicola Michele (CoBaR CC Lombardia): il paventato esodo non può essere l’alibi per impedire ancora qualunque tentativo di delimitare il potere discrezionale in materia di ricongiungimento familiare.

Roma, 13 apr 2021 – di Michele FORNICOLA. Se un carabiniere coniugato/convivente abita in località diversa dalla Sede di servizio ma non riesce a raggiungere il reparto di appartenenza entro un’ora, è costretto a rinunciare all’unità familiare, perché è obbligato a dimorare nella Sede di servizio. Il legislatore, nel tentativo di agevolare la ricomposizione delimitando questo “potere discrezionale in materia di impiego”, ha cercato di fissare dei diritti anche per i Carabinieri che aspirano ad una diversa sede di impiego (avvicinamento), ma è dovuto arretrare per i timori rappresentati dal Comando Generale.

Argomenti che appaiono pretestuosi, visto che i legittimi interessi a dimorare in località diversa dalla Sede di servizio, le legittime aspettative dei Carabinieri, ancora troppo spesso soffrono, anche a livello locale, in termini di effettività e concretezza.

Diversamente da quanto rappresentato dal Comando Generale, troppo spesso le istanze per un avvicinamento al coniuge/convivente, senza deregionalizzazione, appaiono contemperate in maniera NON adeguata, ed i riflessi negativi, nella concreta trattazione della materia, esporrebbe i Carabinieri in modo da diminuire la loro sicurezza (itinere).

Il compendio del 2017 a firma del Comandante Generale ha tentato di svolgere una funzione di tutela del personale ma, nella realtà, l’applicazione poco impegnativa delle disposizioni generali dimostrerebbe, al livello locale, che la forma spesso non è sostanza e non giustificherebbe la compatibilità della posizione di impiego vincolata anche alla permanenza, rispetto il maggior valore del “ricongiungimento familiare” sotteso alla legittima domanda di trasferimento, allo scopo di poter così costituire il nucleo familiare con la propria compagna convivente nella medesima unità abitativa e, in questo modo, riducendo notevolmente l’impegno economico, affitto, e le spese di viaggio di oltre 100 chilometri e viceversa, per recarsi sul posto di lavoro.

Michele FORNICOLA
delegato CoBaR CC   Lombardia


Prevenzione di comportamenti a rischio, Fornicola Michele (CoBaR CC Lombardia): ESSERE CARABINIERI, LA NOSTRA CONDIZIONE MILITARE, NON PUÒ ESSERE UNA “COLPA”.

Quando i limiti che l’Ordinamento impone ai militari confliggono con il principio fondamentale di sviluppo della personalità, il diritto di famiglia o di affettività…. quando agiscono in modo da diminuire la sua sicurezza… credo che questi limiti vadano aggiornati, rivalutati… insieme a chi si occupa di tutela del personale.

In tema di “ricongiungimento familiare” del personale delle Forze Armate e di Polizia, il Comando Generale ha recentemente sostenuto (Commissione Affari costituzionali e Difesa riunite) che il legittimo interesse al conseguimento; le legittime aspettative sono adeguatamente contemperate. L’ipotesi avanzata dal legislatore di fissare un “diritto” non sarebbe funzionale, delimiterebbe eccessivamente il potere discrezionale in materia di impiego e determinerebbe un esodo verso le regioni del sud.

Io credo che la parola “famiglia”, nell’Arma, debba essere riempita di maggiori contenuti; credo che la scelta di fare il Carabiniere meriti maggiore considerazione. Non ci possono essere alibi a giustificare questa compressione dei diritti fondamentali che la Repubblica riconosce agli altri cittadini. Il diritto all’affettività, il diritto alla famiglia. Il diritto a poter sviluppare la propria personalità. Il diritto a poter conciliare tempi di vita e di lavoro.

Credo che il paventato esodo verso le regioni del sud sia indice di una strategia sbagliata del Comando Generale e, in  Commissione, si è messa in discussione la stessa “Unità d’Italia”. Ritengo necessario agire nel rispetto della Legge che impone di operare di concerto con la Rappresentanza Militare, su tutte le materie  e ogni volta che sono ipotizzate modifiche o innovazioni rispetto le Circolari emanate sulle materie di competenza della Rappresentanza Militare ed ora anche dei sindacati dei Militari.

Il Comando Generale dell’Arma tende ancora ad eludere il tema, a riconoscere spazi solo sulle materie ed ai temi originati dal COCER (e non sugli altri). Nelle decisioni del Comando Generale dell’Arma non vi è mai stato un “vero coinvolgimento” della Rappresentanza militare (tutta) sulle materie di competenza. L’auspicio è, ovviamente, che i sindacati dei militari riescano presto ad ottenere il ruolo attivo e di partecipazione che gli competono nelle decisioni che riguardano la “vita nell’Arma”.

Nell’ottica di ricercare costantemente soluzioni che, pur rispondendo alle elevate aspettative che la società ripone nel ruolo istituzionale ricoperto da ciascun Carabiniere, possa migliorare le condizioni di vita mediante interventi mirati verso i rilevanti specifici fattori di rischio (episodi di suicidio) perché, è noto, il 50 % dei casi è riconducibile anche alle relazioni interpersonali quando sono compromesse a causa di “motivi di salute” anche dei familiari che sono spesso distanti dalla Sede di servizio (tema dei trasferimenti)

Il delegato del Co.Ba.R.   C.C.   Lombardia,   Michele FORNICOLA

 

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