Roma, 20 mag 2021 – Gestiva canali su piattaforme social dove i suoi clienti potevano selezionare il tipo di stupefacente, spulciando anche tra varie gallery fotografiche, e la quantità desiderata, poi, al servizio di consegna, ci pensava lui.
Per rendere ancor più gradevole la fruizione del servizio, lo spacciatore 2.0 aveva organizzato anche un servizio di “delivery”, grazie al quale curava la consegna delle dosi acquistate direttamente all’interessato.
Il pagamento della droga avveniva tramite Bitcoin, la criptovaluta che usa la tecnologia “peer-to-peer” e che non opera con alcuna autorità centrale o istituto bancario, la cui gestione delle transazioni viene effettuata esclusivamente dalla rete e che si sta inserendo sempre più diffusamente come nuovo metodo di pagamento per beni e servizi. Al termine della transazione c’era anche chi recensiva il “prodotto” acquistato e la qualità del servizio.
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