Roma, 1 giu 2022 – di Cleto Iafrate – Con l’espressione diritti dell’uomo ci si riferisce ad un concetto dinamico, in quanto il suo significato nel corso della storia si è arricchito costantemente di nuovi contenuti.
Gli studiosi che si sono occupati della materia hanno individuato ben quattro generazioni di diritti.
- La prima generazione di diritti
- La seconda generazione di diritti
- La terza generazione di diritti
- La quarta generazione di diritti
- Considerazioni conclusive
La prima generazione inizia nel 1789, cioè alla fine della Rivoluzione francese, e coincide con l’approvazione della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino. Essa ricomprende i diritti conquistati a seguito delle rivendicazioni di una serie di libertà fondamentali fino allora precluse ad ampi strati della popolazione.
Si tratta, in particolare, di diritti concepiti essenzialmente per garantire agli individui una tutela nei confronti dello Stato; per esempio, i diritti legati alla libertà di pensiero, di religione, di espressione, di associazione, il diritto alla partecipazione politica, il diritto ad un giusto processo, eccetera.
I diritti di prima generazione sono stati definiti anche “diritti negativi”, perché, con la loro rivendicazione, si volevano ostacolare (negare) e contenere i comportamenti autoritari dello Stato, limitandone gli interventi al minimo indispensabile.