LARAN: Lo stato di salute della Legge quadro sulle missioni internazionali

Foto di repertorio – web

Roma, 18 gen 2020 – Pubblichiamo un interessante approfondimento pubblicato sul portale dell’LARAN di Massimo Artini. A tre anni dall’entrata in vigore del provvedimento, l’originaria volontà dei legislatori risulta disattesa nei fatti: il Parlamento abdica alla propria funzione di indirizzo politico su questioni di primaria importanza per il Paese, limitandosi a finanziare le esigenze strutturali delle FFAA con l’alibi degli impegni all’estero.

Era il luglio del 2016 quando, dopo un’attesa di quattro legislature, il Parlamento approvava definitivamente la “Legge quadro sulle missioni internazionali”. Lo scopo principale di coloro che auspicavano l’adozione del testo era quello di trasferire l’attenzione dagli aspetti meramente finanziari di tali missioni (come avveniva nella trattazione tramite decreto) alla loro rilevanza politica. La volontà dei legislatori era quella di creare uno spazio di discussione sulle missioni internazionali antecedente alla loro effettiva esecuzione, in modo che Governo e Parlamento potessero condividere la responsabilità di scelte “di sistema” e garantire a migliaia di uomini e donne all’estero una copertura non solo finanziaria e assicurativa, ma anche politica.
Tale condivisione, antecedente all’approvazione o al rinnovo, avrebbe dovuto consentire al Parlamento di assumere informazioni sul merito delle missioni in corso, oppure in approvazione, e di indirizzare il Governo verso alcune scelte, dando così uno spazio di manovra politico sia alla Camera, sia al Senato.

I nostri militari in missione oggi non sono coperti dall’autorizzazione politica prescritta dalla legge

A tre anni dall’entrata in vigore della legge, possiamo dire che la volontà dei legislatori abbia avuto attuazione nei fatti? A mio modo di vedere, molto poco, anche se alcuni passi in avanti sono stati fatti. In primis, è preoccupante che le strutture della Difesa e degli Affari Esteri non abbiano ancora tarato le proprie attività in modo da rispettare il termine indicato nella legge, ovvero la fine dell’anno precedente al rinnovo o all’autorizzazione di nuove missioni internazionali. Questa scadenza è stata fin dall’inizio disattesa, e se la cosa fu comprensibile per il primo anno, non lo è per quelli successivi. Ciò significa che la politica si preoccupa unicamente di rifinanziare le missioni internazionali nella legge di bilancio, ma non di dedicare loro la dovuta trattazione in aula entro la fine dell’anno. Ovvero, che i nostri militari in missione oggi non sono coperti dalla prescritta autorizzazione politica, rinnovando in questo modo proprio la carenza fondamentale che si doveva sanare rispetto ai precedenti decreti-legge. Se la questione assicurativa e di responsabilità civile e penale è stata in parte sanata con la legge quadro, la questione politica rimane, evidenziando un certo lassismo governativo su questo aspetto tutt’altro che secondario. Tale disattenzione corrisponde alla scarsa rilevanza del nostro Paese sulla scena internazionale, con le conseguenze che abbiamo descritto più volte in merito alla Libia e al Vicino Oriente. L’articolo completo continua qui >>>

 

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