Roma, 27 lug 2022- Dal Canada alla Russia passando dall’Italia, per la precisione da Gioia Tauro. È qui che, circa un mese fa, le autorità italiane hanno individuato e bloccato componenti militari realizzati in America per droni dual use e destinati a partire verso Mosca. Il materiale, dal valore di decine di milioni di euro, si trova adesso sotto sequestro.
La vicenda, raccontata dal quotidiano Repubblica, è emblematica degli sforzi portati avanti dalla Federazione Russa nel tentativo di mettere le mani sulla tecnologia relativa ai droni. Più nello specifico, pare che l’obiettivo del Cremlino non fosse quello di acquistare i veicoli a pilotaggio remoto, quanto piuttosto i sistemi che contribuiscono al loro controllo e alla loro guida. Inutile chiedersi l’utilità finale.
La guerra in Ucraina è ancora in corso e, nonostante una calma apparente, le forze russe continuano ad avanzare nel Donbass. Mosca vorrebbe dare la spallata finale a Kiev, mettere le mani sull’intero quadrante orientale e poi, chissà, proseguire ancora per vie centrali o lungo la fascia costiera dell’Ucraina.
Per fare tutto ciò l’esercito russo ha bisogno di qualità, e i droni rappresentano il massimo della convenienza. Soprattutto quelli statunitensi, visto che si basano su una complessa tecnologia, decisamente più avanzata rispetto a quella impiegata dalla Russia per i suoi apparecchi volanti.
Ecco perché i russi avrebbero tentato di importare componenti militari americane utilizzando l’Italia come secondo vertice di una triangolazione non andata a buon fine. Il materiale, infatti, non ha lasciato i confini italiani, ed è stato bloccato in Calabria dall’agenzia delle dogane e dalla guardia di finanza.
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