Roma, 20 ott 2022 – L’ex carabiniere che rivelò le torture contro tre innocenti per la strage alla caserma del 27 gennaio 1976, chiede all’Arma di essere riconosciuto come vittima del dovere per i danni morali subiti nel corso degli anni, uno status fino ad oggi riservato solo a chi patisce conseguenze fisiche per aver svolto il proprio lavoro: “Gli arrestati venivano bloccati braccia e gambe, imbuto in bocca e giù acqua e sale, ogni tanto qualche scarica di elettricità”
Renato Olino, l’ex carabiniere che rivelò le torture contro tre innocenti per la strage alla caserma di Alcamo Marina (27 gennaio 1976), chiede all’Arma di essere riconosciuto come vittima del dovere per i danni morali subiti nel corso degli anni, uno status fino ad oggi riservato solo a chi patisce conseguenze fisiche per aver svolto il proprio lavoro.
Napoletano, Olino si arruolò nel ’68 ma lasciò la divisa nel novembre del ’76, dopo aver preso atto dei metodi violenti usati al tempo. Quando venne spedito ad Alcamo marina dal suo capo, il generale Gustavo Pignero, l’Arma era in subbuglio: due carabinieri era stato brutalmente assassinati, tutto faceva pensare ad un attacco terroristico, per questo inviarono da Napoli, in fretta e furia, uomini della divisione specializzata.
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