TFS e TFR: sull’ennesima querelle si pronuncia parzialmente la Corte Costituzionale

Roma, 31 mag  2023 – Editoriale del Segretario Generale SINAFIEliseo Taverna. Il caso emblematico che è balzato agli onori delle cronache è quello della tardiva liquidazione dei Trattamenti di fine Rapporto – Servizio, da taluni considerati quasi come il ‘’ sequestro e riscatto dell’ultimo decennio’’ giuridicamente normati, che ha mosso i primi passi dinanzi alla Corte Costituzionale.

Infatti, oggi i dipendenti pubblici sono costretti ad attendere, a seconda dei requisiti d’uscita dal mondo del lavoro di cui si avvalgono, da un minimo di 105 giorni (solo in caso di inabilità al lavoro) fino ad arrivare a 27 mesi e oltre.

Grazie ad un ricorso presentato al TAR, che ha sollevato la legittimità Costituzionale dinanzi al Giudice delle Leggi, il  giorno nove del mese corrente  si è giunti alle battute finali di una battaglia ormai storica; la Corte Costituzionale deve pronunciarsi sulla legittimità della liquidazione tardiva di fine rapporto, di quei dipendenti che per  40 anni ed oltre (tra questi il personale del comparto difesa e sicurezza) hanno servito lo Stato, tenendo conto da un lato delle previsioni di bilancio degli Avvocati dello Stato e dall’altro dei diritti inviolabili dei lavoratori che si vedono ormai da anni procrastinare di anni la corresponsione della cosiddetta liquidazione.

Se da un punto di vista programmatico l’INPS prevede una spesa di 14 miliardi di euro da considerare nel bilancio dello Stato, se si dovesse procedere all’immediata liquidazione dei pensionati, ex pubblici dipendenti, sul fronte dei diritti costituzionali sono i sindacati i massimi rappresentanti della tutela dei lavoratori, e oggettivamente il Sipario sta per calare su un tema pernicioso che da anni crea profonde lacerazioni, tra il personale che “ha servito” e lo stesso Stato.

Lacerazione, che si è acuita ancor di più nel momento in cui l’INPS ha recentemente previsto per gli stessi dipendenti che lasciano il lavoro attivo la possibilità di poter richiedere l’anticipazione della liquidazione tramite una sorta di “cessione del proprio credito maturato” e con un interesse annuo di un tasso dell’uno per cento circa.

La Corte è chiamata, quindi, a rispondere ad un quesito che ha ad oggetto temi sensibili e incontrovertibili: tardare la liquidazione del TFS e Tfr quanto può essere un’operazione lecita in favore del bilancio dello Stato ed a detrimento dei dipendenti.

Qualcuno considera tale operazione un’aggressione mirata ad una sola categoria professionale.

L’equazione logica sarebbe tenere presente se il costo paventato precedentemente sia o meno alla portata dell’istituto di previdenza sociale: il problema sollevato tenta di risolverlo in un’intervista Tridico, Presidente uscente Inps, che alle domande ricevute risponde lapidario: ‘’ è un costo alla nostra portata’’: cosi Tridico assurge una situazione migliore di quella attenzionata dagli avvocati dello Stato e aggiunge che l’eredità che lascia al suo successore è un avanzo di esercizio di oltre 7 miliardi.

Siamo in presenza di dichiarazioni fatte da un Presidente in uscita dall’INPS sul quale non graverà più nessun onere? Di dichiarazioni frutto di abili alchimie politiche che anticipano il verdetto dei Giudici utile quantomeno a cercare di salvare la faccia?

Questo, al momento, non è dato saperlo, tuttavia le dichiarazioni di Tridico rischiano di cozzare senz’altro sulle politiche gestionali delle liquidazioni attuate finora perché la domanda nasce spontanea: Perché non è stato proposto prima alla politica di rivedere e riequilibrare questa grave disparità di trattamento?

Alla luce di quanto considerato, pertanto, non ci resta che aspettare gli esiti dei giudici Costituzionali o forse ‘’Non ci resta a priori che piangere’’, come direbbe Troisi, dinanzi all’ennesima querelle a danno dei dipendenti pubblici e tra questi, del personale del comparto difesa e sicurezza.

Non ci resta che aspettare e capire se la Corte Costituzionale sarà in grado di trovare il giusto equilibrio tra paventate e non meglio definite esigenze di bilancio e di tenuta dei conti pubblici e diritti inviolabili dei dipendenti.

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