Roma, 1 giu 2023 – Un comitato scientifico che possa assistere la Difesa e le Forze armate su ogni questione relativa al benessere sanitario del personale militare. Questa la proposta per il ministro rivolta dal generale Leonardo Tricarico, già capo di Stato maggiore dell’Aeronautica e presidente della Fondazione Icsa.
Quando avevo formale titolo a farlo, proposi al ministro della Difesa di allora di istituire uno speciale Comitato di esperti che lo potesse assistere per ogni questione riguardante l’eventuale insorgenza di patologie a danno dei militari, a causa della loro esposizione a possibili agenti patogeni durante l’espletamento del servizio.
Il motivo era quello di prevenire gli effetti negativi legati a peculiari ambienti di lavoro quali l’esposizione a onde elettromagnetiche, ad agenti chimici nocivi, a materiali di amianto, a uranio impoverito; una casistica questa non scelta a caso, ma relativa a dossier già aperti e che ogni tanto rispuntano.
L’iniziativa non andò a buon fine perché affondata dalla burocrazia interna e dall’inesorabile meccanismo dell’avvicendamento dei vertici dell’amministrazione che spesso incide negativamente sulla continuità di governo.
Un motivo non secondario per la messa a punto di uno strumento scientifico/conoscitivo di alto livello a beneficio del ministro e della amministrazione era quello di poter assistere i vari comandanti che, numerosi, erano chiamati a rispondere in tribunale per l’insorgenza di malattie a danno dei dipendenti o di altri cittadini, i quali accusavano la Difesa e i loro responsabili locali o centrali per le infermità contratte.
Tra l’altro, si è da poco concluso il processo a carico di cinque generali dell’Aeronautica che si erano avvicendati al comando del Poligono interforze di Salto di Quirra, iniziato nel 2011 e la cui sentenza non è stata ancora depositata, una sentenza assolutoria per tutti in quanto “non vi è idonea prova della sussistenza del fatto”, ma che ha comportato che gli imputati (per l’inquinamento del territorio sardo con agenti dannosi – tra cui torio e uranio impoverito – smaltiti nell’ambiente) si siano dovuti difendere senza poter contare su una documentazione scientifica di alto livello e difficilmente contestabile, quale quella appunto che un comitato di scienziati avrebbe messo a disposizione della giustizia e di imputati innocenti.
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