Roma, 30 lug 2021 – Linea dura del ministro Luciana Lamorgese sullo spaccio di sostanze stupefacenti. «In tante operazioni antidroga», racconta il numero uno del Viminale, «quando viene arrestato uno spacciatore, dopo pochi giorni si ritrova nello stesso posto e ciò demotiva le forze di polizia che impiegano tanto tempo e risorse per vedere la loro attività finire nel nulla».
Non è la prima volta che Lamorgese solleva la questione: nel 2020 informò che i suoi si erano messi al lavoro con i colleghi della Giustizia per trovare una soluzione «dando la possibilità di arrestare immediatamente con la custodia in carcere coloro che si macchiano del reato di spaccio».
Da una parte ci sono le forze di polizia, dice il ministro, che fanno i salti mortali e rischiano pure la pelle per acciuffare chi, all’angolo della strada, sfidando i controlli, smercia sostanze illegali. Dall’altra ci sono i magistrati che, invece, Codice Penale in tasca, in particolare l’articolo 73 che, al comma 5, non prevede l’arresto immediato per questi casi, hanno le mani legate.
E nel mezzo rimangono i consumatori, in gran parte minorenni: «La diffusione delle droghe sintetiche», continua Lamorgese, «spesso consumate insieme all’alcol in un mix deleterio, è preoccupante anche rispetto agli incidenti stradali».
Giusto per fare un raffronto: nel 2017, poliziotti e carabinieri sono stati impegnati in ben 25.765 operazioni antidroga e hanno tolto dal giro dello spaccio qualcosa come 114.588 chilogrammi di sostanze vietate. «Abbiamo notato», puntualizza il ministro, «che gli esami tossicologici su autori e vittime di incidenti stradali attestano spesso elevati tassi alcolici e alterazioni dovute all’uso di sostanze stupefacenti e psicotrope». Fonte: liberoquotidiano.it