Roma, 30 ott 2021 – La Francia ha iniziato a ritirare le truppe dalle sue basi situate nelle zone più a nord del Mali, nella regione africana del Sahel, arrivate lì nel 2013 per portare avanti l’operazione “Barkhane” finalizzata a combattere il terrorismo jihadista.
Al momento le 5.100 truppe francesi sul territorio saranno ridotte a 3.000. Il Mali ha forti legami storici con la Francia in quanto sua ex colonia. Infatti, proprio nella zona del Sahel, la Francia, come potenza occidentale, detiene un grosso controllo.
Ma questi otto anni di lotta anti-jihadista non hanno portato i risultati sperati. Ancora vaste aree del territorio del Mali sfuggono al controllo delle autorità locali e le proteste continuano a farsi sentire.
Molti hanno sostenuto che l’obiettivo dell’intervento francese fosse proteggere più da vicino gli interessi economici francesi nella regione del Sahel e dell’Africa occidentale. Perché? Probabilmente perché ci sono pochi risultati concreti ed effettivi sul territorio, e in otto anni la situazione della sicurezza nel paese non ha fatto altro che peggiorare, giorno dopo giorno.
Dati alla mano, gli attacchi terroristici nel Sahel sono quintuplicati dal 2016. Oltre alle vittime civili, sono aumentati notevolmente gli attacchi ai militari e alle forze internazionali. L’esercito francese ha perso in totale più di 50 uomini.
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