Sesso in carcere, la rivolta della polizia penitenziaria: «Non siamo guardoni di Stato»

Roma, 24 mag 2022 – Sesso in carcere per i detenuti: i ministri della Giustizia e dell’Economia hanno approvato lo stanziamento di 28 milioni di euro che servirà alla nuova legge sulle “relazioni affettive dei detenuti. La proposta va nella direzione di riservare stanze specifiche nelle carceri per consentire ai detenuti – sono oltre 50mila quelli presenti nelle carceri della Puglia – di fare sesso con le persone esterne.

Un’ipotesi che fa discutere e contro la quale si è già schierato il Sappe (Sindacato Autonomo della Polizia Penitenziaria). «Gli agenti di polizia penitenziaria non sono dei guardoni di Stato. Meglio i permessi premio» tuona Donato Capece, segretario del Sappe. 

“Ciclicamente, viene fuori la proposta di destinare stanze o celle in carcere per favorire il sesso ai detenuti. Noi ribadiamo quel che diciamo da tempo, con fermezza ed altrettanta chiarezza: per il SAPPE, i nostri penitenziari devono assicurare il mandato costituzionale dell’esecuzione della pena e i nostri Agenti di Polizia Penitenziaria non devono diventare ‘guardoni di Stato! – si legge nella nota – Il sesso in carcere è una proposta inutile e demagogica, che offende anche chi ha subìto un reato anche molto grave.

Si ricorra, piuttosto, alla concessione di permessi premio a quei detenuti che in carcere si comportano bene, che non si rendono cioè protagonisti di eventi critici e che durante la detenzione lavorano e seguano percorsi concreti di rieducazione. E allora, una volta fuori, potranno esprimere l’affettività come meglio credono”.

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