Roma, 5 dic 2022 – Un’operazione sotto copertura per mettere le mani su un deposito di droga e farsi “belli” con i superiori diretti. Ma poi salta fuori che l’operazione non era autorizzata e, anzi, a far saltare i piani arrivano i carabinieri. Nemmeno la fantasia di un autore di romanzi gialli avrebbe potuto ideare una storia simile. Fatto sta che ieri il gup del tribunale di Frosinone è stato chiamato a pronunciarsi sulla vicenda verificatasi in un casolare di campagna il 21 settembre 2020.
Nel mirino della procura di Frosinone sono finiti in undici, tra cui quattro poliziotti, finiti tutti a giudizio, avendo optato per il rito ordinario, mentre gli altri hanno scelto di patteggiare o il rito abbreviato con pene tra i 2 anni e i 5 anni e 4 mesi.
Indagati i due poliziotti che avrebbero voluto eseguire gli arresti nel casolare tra Anagni e Sgurgola, nonché i loro superiori, l’allora comandante e vice al commissariato di Colleferro.
Gli agenti si sono difesi sostenendo che l’operazione era regolare e che l’unico obiettivo era smascherare gli autori del traffico di stupefacenti. A far finire tutti nei guai, l’utilizzo di una casa normalmente disabitata vicina a quella di un carabiniere, che si è insospettito, e di un’auto lasciata in sosta con targa coperta.