Roma, 26 mag 2023 – DAL SINDACATO DEI MILITARI – Il militare in questione, Segretario Generale di un sindacato dell’Arma dei carabinieri, è stato candidato alle recenti elezioni comunali in una lista di Fratelli d’Italia.
In un paese civile non ci sarebbe nulla da dire, ma siamo in Italia e quindi il libero esercizio di un diritto diventa un problema quando c’è una legge che, come in questo caso, vieta espressamente al sindacalista militare di “dare supporto, a qualsiasi titolo, a campagne elettorali afferenti alla vita politica del Paese”.
La legge in questione è la 46/22, voluta e votata da tutte le forze politiche presenti in Parlamento per disciplinare e limitare ulteriormente gli già scarni diritti sindacali dei lavoratori militari riconosciuti dalla Corte costituzionale con la sentenza 120 del 2018.
Tra le tante assurdità la norma in questione prevede che le associazioni sindacali militari possono svolgere le loro funzioni e raccogliere i contributi tramite deleghe sindacali solo dopo essere state iscritte, previa verifica dello statuto da parte del ministero competente, in un apposito albo ministeriale dal quale possono esserne cancellate in caso di perdita dei requisiti o di violazioni delle prescrizioni previste dalla legge, con la conseguenza che tutte le deleghe raccolte perdono di efficacia. CONTINUA QUI >>>
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