CASSA DI PREVIDENZA FORZE ARMATE. LIQUIDAZIONE INDENNITA’ SUPPLEMENTARE. NUOVAMENTE PENALIZZATA LA CATEGORIA UFFICIALI

Roma, 9 set 2023 – Il SIAMO Esercito non ha mai nascosto forti perplessità sulla riorganizzazione della Cassa di Previdenza delle Forze Armate avvenuta in sordina tramite la legge di bilancio per il 2023 che, tra i vari aspetti, ha istituito in maniera forzosa un apposito fondo per la categoria dei graduati con relativo obbligo di trattenuta mensile.

Tra le tante innovazioni, una delle più decantate dai vertici militari a supporto della bontà del provvedimento è stata la sostituzione del comma 4 dell’articolo 1914 del Codice dell’Ordinamento Militare che ha uniformato la tempistica di liquidazione dell’indennità a favore di tutti gli iscritti, stabilendo che essa è “ordinariamente”

corrisposta all’atto della cessazione dal servizio, facendo venire meno i possibili differimenti consentiti dalla previgente disciplina, che potevano arrivare fino a due anni dal congedo. Tutto ciò, prevedendo però una clausola di salvaguardia che, attraverso un Decreto del Ministro della Difesa, su proposta motivata del consiglio di amministrazione della Cassa di Previdenza e sentito il Capo di SMD può differirne i termini fino a ventiquattro mesi.

Con grande stupore abbiamo appreso che proprio questo aspetto che oggettivamente portava un reale beneficio a tutte le categorie è stato subito penalizzato a seguito di un Decreto del Ministro della Difesa datato 13 luglio 2023 e registrato nel mese di agosto presso la Corte dei Conti con il quale il pagamento dell’indennità supplementare è stato

differito di diciotto mesi per le sole categorie degli ufficiali delle Forze armate e dell’Arma dei carabinieri. Tra i motivi addotti nel decreto vi è la necessita di smaltire l’arretrato per tale categoria e procedere alla liquidazione con “…effetto retroattivo al 2010 a favore del personale ufficiale, sottufficiale e sovraintendenti/appuntati dell’Arma cessati dal servizio senza diritto a pensione”.

Da un lato quindi è stata introdotta un’importante riforma in materia di Cassa, al fine (come cita lo stesso decreto in premessa) di superare le difformità esistenti tra le Forze armate ed evitare disparità tra le diverse categorie di personale, dall’altro, a distanza di soli sette mesi tale disparità viene nuovamente ripristinata! Tutto ciò appare ancor più grave se pensiamo che la stessa Corte Costituzionale con sentenza n. 130 del 23/06/2023 ha stabilito che il differimento della corresponsione dei trattamenti di fine

servizio spettanti ai dipendenti pubblici cessati dall’impiego per raggiunti limiti di età o di servizio contrasta con il principio costituzionale della giusta retribuzione, di cui tali prestazioni costituiscono una componente; principio che si sostanzia non solo nella congruità dell’ammontare corrisposto, ma anche nella tempestività della erogazione. Si tratta di un emolumento volto a sopperire alle peculiari esigenze del lavoratore in una particolare e più vulnerabile stagione della esistenza umana.

Non ultimo questa O.S. nutre forti perplessità sulle motivazioni poste a premessa del provvedimento in questione…, se le casse sono autonome, separate e indipendenti per ciascuna categoria, perché il differimento nel pagamento viene giustificato proprio per consentire una sanatoria a favore di tutte le categorie militari!?

Per quanto sopra esposto, essendo tra i principi cardine di questa associazione sindacale la tutela dell’interesse di tutte le categorie di personale militare, a prescindere dal grado e dal ruolo, rinnoviamo nuovamente l’appello a tutto il personale, dirigente e non, a riflettere e concederci fiducia, aderendo al progetto del S.I.A.M.O. Esercito, per essere rappresentati in maniera professionale e competente, consentendoci di scrivere insieme il nostro futuro al fine di ottenere non solo miglioramenti economici ma anche

istituti giuridici più consoni e attagliati alla condizione militare. Nello specifico, gli Ufficiali interessati dal ritardato pagamento della liquidazione dell’indennità supplementare (ricordate: non è un “anticipo” di sei mesi sul ritardato pagamento due anni dopo, ma è un vero differimento nel diritto a ricevere alla cessazione dal servizio la somma versata in decenni alla Cassa di previdenza) possono iscriversi al SIAMO Esercito, per valutare insieme la migliore strategia contro questa misura iniqua!

IL DIRETTIVO NAZIONALE
S.I.A.M.O. Esercito

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