Roma, 16 gen 2021 – La frase offensiva che fa scattare l’oltraggio a pubblico ufficiale è la stessa che farebbe scattare l’ingiuria nei confronti di qualsiasi cittadino. I limiti sono gli stessi.
Rivolgersi a un poliziotto avvisandolo di non oltrepassare i confini dei poteri che gli sono attribuiti è del tutto legittimo. Dirgli «non sei imparziale», secondo la Cassazione, non fa scattare l’oltraggio. Non è neanche reato dirgli «Stai commettendo un abuso d’ufficio».
È invece assolutamente vietato insinuare minacce velate come «Lei non sa chi sono io» oppure «Te la farò pagare». Secondo la Cassazione, in questi casi, scatta il reato di minaccia: si tratta infatti di una condotta potenzialmente idonea a determinare uno stato di turbamento e d’intimidazione nel destinatario.
Con gli agenti bisogna evitare le espressioni che possono avere un senso ironico. Ad esempio, dire «Bravo bravo» al poliziotto e magari applaudirlo senza fiatare costituisce, secondo la Cassazione, reato di oltraggio a pubblico ufficiale. Lo stesso dicasi per l’espressione «Adesso sei contento?».
Se dire «Non hai visto bene» non è reato, lo è invece dire «Sei di parte, sei in malafede». Ed ancora è reato dire «Che ca… vuoi da me?». Si tratta infatti di un’obiettiva manifestazione di disprezzo.
Veniamo ora ai gesti. Non si può certo mandare a qual paese il poliziotto con il dito medio o altre espressioni delle braccia assai eloquenti secondo il gergo popolare. Allo stesso modo, secondo la Cassazione, sputare a terra vicino al vigile è reato.
Attenzione poi ad allungare 50 euro in mano al poliziotto o a mettere dei soldi sul cofano della vostra auto mentre il vigile sta redigendo il verbale. L’offerta di denaro, in cambio di un occhio chiuso, anche se fatta in modo velato e tacito, fa scattare la tentata corruzione.