*DIFESA: ASSISTENZA VETERINARIA PER ‘CANI CON STELLETTE’ A FINE SERVIZIO, NUOVO APPELLO*

Roma, 13 ott 2019  – CHE FINE HA FATTO LA PROPOSTA PER DARE DIGNITA’ AGLI AMICI MILITARI A 4 ZAMPE? E SOPRATTUTTO, A CHE PUNTO SONO LE RISPOSTE PROMESSE DALLE ISTITUZIONI? Nei mesi scorsi la proposta di un delegato Cocer: ‘pari dignità per eroi a quattro zampe, indifferenza politica’. (AdnKronos) – Hanno salvato vite umane, fiutato droga, individuato esplosivi, ordigni o magari mine in territori di guerra, poi, dopo anni di onorato in servizio, arriva il momento di dire addio alla vita operativa da ‘cane con le stellette’. Questi autentici eroi a quattro zampe, alla fine del servizio, vengono spesso adottati dal personale militare e dagli stessi conduttori, con i quali sul campo si è creato un rapporto speciale, ma che sono a quel punto costretti a sobbarcarsi di tutte le spese veterinarie e di assistenza.

La proposta di ”garantire ai cani ceduti al personale militare l’assistenza veterinaria a carico del servizio veterinario militare” e di istituire ”un’assicurazione sulla vita dell’animale” era stata lanciata nei mesi scorsi dal Consiglio intermedio di rappresentanza del Comando logistico dell’Esercito, nella speranza che la modifica di legge, necessaria, venisse accolta nel provvedimento correttivo al riordino dei ruoli. Ma al momento non ve ne è traccia e la questione resta irrisolta.

”E assurdo considerare come, a distanza di un anno, la ‘situazione dei cani con le stellette’ non sia stata risolta e giaccia in una stagnante palude tra l’indifferenza della classe politica che non ha mosso un dito per difendere e garantire la dignità dei nostri amici a quattro zampe”, afferma all’Adnkronos Francesco Gentile, delegato Cocer. ”Dopo la conclusione della loro vita operativa, circa otto anni, nel corso dei quali vengono considerati a tutti gli effetti dei militari con tanto di foglio matricolare, medaglie e cerimonie, si spengono i riflettori e, di fatto, sono abbandonati al loro destino – sottolinea – Dei cani ‘alienati’ si occupano soltanto i loro conduttori, prendendoli in affido, con tutti gli oneri del caso ed, esclusivamente, a loro spese, togliendo dal bilancio familiare una fetta consistente di denaro che va a coprire cure mediche, assistenza veterinaria e quant’altro. La soluzione alternativa è l’adozione o, nella peggiore delle ipotesi, la soppressione”.

”Quello che fa più male è ritenere che questi nostri fedeli alleati in missione di pace all’estero e impiegati in attività pericolose, vengano considerati ‘merce’, qualcosa di cui disfarsi quando non servono più”, sottolinea il delegato Cocer aggiungendo che ”i cani militari, alla stregua dei cani poliziotti, vengono esposti nelle prime pagine dei social network addirittura da sottosegretari di Stato che, certamente non sono a conoscenza del loro iter. Sfruttati e poi abbandonati senza tutela veterinaria adeguata. Se sapessero come si svolge la loro esistenza ‘dopo’: cosa farebbero? Ecco, è proprio a loro che lancio un accordato appello, come feci tempo fa con Michela Vittoria Brambilla che aveva preso a cuore il problema, attualmente, senza risultati”.
Per questi amici speciali amici a quattro zampe, dal passato particolarmente coraggioso, ”pari dignità e pari diritti, in ‘operatività’ e dopo, quando la vita è meno esposta, meno abbacinata dalle luci dei flash – chiede Gentile – Perché, anche quella porzione di vita è degna di essere vissuta”. (Sci/AdnKronos) ISSN 2465 – 122
13-OTT-19 14:38 .

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