Roma, 16 sett 2021 – Una famiglia incredula chiede di “sapere la verità”. Si tratta della famiglia del carabiniere Lamin Ben Yahia, che il 16 agosto 2019, all’età di 23 anni, si è suicidato con la pistola d’ordinanza mentre era nel corpo di guardia di Vobarno, in provincia di Brescia. La famiglia del militare si è rivolta a “Chi l’ha visto?” perché non crede a quanto stabilito dalla procura di Brescia.
Lamin era un giovane napoletano, il suo sogno era diventare carabiniere: il suo sogno si è in effetti avverato nel 2018, con grande orgoglio della sua famiglia. Così il giovane militare è stato mandato in Lombardia, a Vobarno.
Qui però un giorno commette un errore: permette a un uomo di firmare al posto della figlia assente, per l’autenticazione di una fototessera necessaria alla sostituzione di un documento rubato alla ragazza.
Viene fatto notare a Lamin di aver commesso un’illegalità anche se in buona fede: potrebbe dover affrontare un procedimento disciplinare. Ma prima dell’eventuale procedimento, Lamin si suicida.
Da quello che mi è stato detto – ha raccontato la mamma di Lamin, Annamaria – il maresciallo lo chiama e gli dice: ‘Guarda Lamin che dobbiamo andare davanti al maggiore per quella questione della firma’. E poi maresciallo cos’è successo? ‘Niente, è successo che lui è andato di là e abbiamo sentito uno sparo’. Alle 9 e un quarto, 9 e venti. E basta, questo mi è stato detto”.
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Si sa come vanno queste cose, basta solo veder cosa e’ successo nella caserma Levante a Piacenza. Non ho parole.
Prego la famiglia di contattarmi rispondendo a questo mio messaggio.