Roma, 4 apr 2022 – Le bombe atomiche di Ghedi sono tornate prepotentemente d’attualità nei giorni della guerra in Ucraina. Come ormai è noto, nell’aerobase militare bresciana sarebbero stoccate delle testate nucleari.
La base dunque potrebbe far parte del novero degli obiettivi “sensibili” in caso di attacco. Ma è davvero così? Per ora no, ma il conflitto si ampliasse sicuramente sarebbe un obiettivo a rischio. Lo ha ribadito il deputato leghista Paolo Formentini, vicepresidente della III Commissione Affari Esteri e vicepresidente della delegazione italiana all’assemblea parlamentare della Nato, in un’intervista al Corsera.
La guerra in Europa, a poco più di 20 anni dalle bombe in Kosovo, sta di fatto accelerando i processi di unificazione europea, anche dal punto di vista militare. In Francia il presidente Emmanuel Macron ha messo a disposizione l’atomica transalpina, al servizio della difesa europea: in Germania il cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz ha rilanciato con un piano di investimenti in armamenti da 100 miliardi di euro l’anno. E l’Italia non è da meno: il via libera alle armi per l’Ucraina e al successivo “restyling” della spesa in armamenti è stato votato all’unanimità dal Parlamento, da destra a sinistra senza alcuna distinzione.
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