Roma, 6 mag 2022 – Accusato dall’ex compagna di fare uso di marijuana, un carabiniere era risultato positivo alla cocaina e per questo aveva perso il grado di appuntato. Ma il militare dell’Arma è riuscito a dimostrare l’inattendibilità del test a cui era stato sottoposto: forse il reperto era stato contaminato. Per questo il Tar del Veneto ha annullato la sanzione disciplinare a suo carico.
La sentenza depositata riassume i fatti avvenuti lo scorso anno. In seguito ad alcuni dissidi familiari, il carabiniere era stato querelato dall’ex convivente, la quale lo accusava fra l’altro di fumare marijuana.
Di conseguenza l’appuntato era stato convocato in infermeria, dove gli era stata comunicata la certificazione di 32 giorni di malattia, «per consentire l’esecuzione di specifici accertamenti con lo psicologo ed eventualmente anche con lo psichiatra», riassumo i giudici amministrativi. Successivamente il carabiniere presenta ricorso al Tribunale amministrativo regionale contro il ministero della Difesa.
GLI ESAMI DEL CAPELLO DANNO UN ESITO CONTROVERSO
Non può essere esclusa l’ipotesi che il capello esaminato per verificare la presenza di sostanze stupefacenti sia stato contaminato, poiché «la quantità di sostanza stupefacente che sarebbe stata identificata ha un valore esiguo (di 0,05 ng/mg)», a fronte di una soglia di 0,5 raccomandata dagli esperti o di 0,2 per i lavoratori con mansioni a rischio. I vertici ministeriali hanno affermato di aver svolto le operazioni «nel rispetto della normativa prevista ed in conformità con i protocolli sanitari vigneti in materia».
Invece secondo il Tar la punizione «deve essere annullata perché si fonda su accertamenti eseguiti in violazione delle procedure volte a garantire la genuinità e la correttezza dei dati raccolti e ciò rende inattendibile l’esito del test». <<<FONTE>>>
La perdita del grado per rimozione comporta il proscioglimento dall’appartenenza all’Arma e non la perdita del grado di appuntato.