A PESCI IN FACCIA! LO STATO DELL’ARTE SUL CORRETTIVO AL RIORDINO DEI GRADI E CARRIERE.

Roma, 21 set 2019 – In questi giorni circolano una serie di articoli sui siti di approfondimento vicini al comparto difesa rispetto al riordino delle carriere e che il Governo stia prendendo in giro i militari sul tema; ma siamo proprio certi che sia così oppure è una esemplificazione che nasconde ben altre realtà? Certo è che il provvedimento di riordino delle carriere NON è un provvedimento prettamente economico e questo è un fatto. Certo è che il provvedimento in questione viene redatto NON dal Governo NON dal Parlamento e neanche dalle forze politiche di maggioranza e opposizione.

Il riordino lo scrive l’amministrazione difesa ed in particolare lo Stato Maggiore della Difesa con l’ausilio del 1° Reparto di SMD. che coordina le proposte degli stati maggiori e dei comandi generali e anche questo è un fatto. Certo è anche che se da luglio gli stati maggiori avevano già contribuito e redatto la piattaforma del riordino nulla avevano condiviso con le rappresentanze militari che a mio avviso dopo la presentazione di un paio di slide generiche e volutamente senza contenuti specifici (a differenza dei sindacati di polizia che dispongono del testo di ben 446 pagine) sono state metaforicamente prese a pesci in faccia!

Ma allora, perché le diverse proposte che attengono al riordino delle carriere e che nn hanno impatto economico (ad esempio i limiti di età sui concorsi il mantenimento della sede di servizio i punti incrementali insidacabilmente elargiti dalle commissioni esaminatrici e tanto altro ancora) non sono state neanche ascoltate o tanto meno recepite dagli Stati Maggiori che come detto in sintesi scrivono il provvedimento di Riordino delle carriere?

Cosa c’entra l’azione del Governo in bene o in male? Se avessimo l’anello al naso potremmo tranquillamente prendercela con la politica e con i pochi fondi (questo sì) che ha messo a disposizione, ergo dovremmo “prendercela” con nessuno che ci possa dare risposte dirette o che noi individueremmo solo astrattamente ma la storia a mio avviso è un’altra.

Le persone che hanno scritto questo riordino hanno un nome un cognome ed un grado! I “tecnici” che hanno ignorato le esigenze e le aspettative del personale militare hanno un nome un cognome un ufficio ed ancora un grado. Troppo semplice esemplificare e “buttarla in politica” ma la festa è finita, i Sindacati non sono la Rappresentanza Militare gerarchicamente sovraordinata che raramente prende posizioni contrapposte alle amministrazioni e a breve se ne avrà maggiore contezza.

Troppo comodo dire che è solo colpa della politica quando molto potrebbe essere fatto agendo su status concorsi e regole certe, sulla carriera insomma e su progressioni ancorate ad un sistema che non sempre premia i più meritevoli e che non tiene conto dell’invecchiamento progressivo del personale. Forse sono proprio questi alcuni dei motivi che fanno sì che non si affronti il tema coinvolgendo realmente i sindacati dei militari e le rappresentanze militari per addivenire a soluzioni che garantiscano maggiore equità ma che sottrarrebbero potere a chi gestisce incontrastato queste dinamiche concorsuali e di carriera.

A voi lettori le conclusioni.

Dr. Marco Votano
Segretario Generale Libera Rappresentanza dei Militari

 

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